Rifiuti speciali: nuovi decreti su RAEE e SISTRI

Pubblicato su Rivista Ambiente n.96/2014

Avv. Gianluca Limardi

L’Unione Europea si è sempre mostrata particolarmente sensibile con riferimento alle tematiche relative alla salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema, intervenendo con una copiosa normativa, già oggetto di precedenti nostri approfondimenti.

La categoria dei rifiuti speciali, in particolare, è un settore nel quale è specificamente avvertita, dal legislatore europeo, l’esigenza di una specifica e rigorosa regolamentazione. Ciò ha portato alla emanazione di ulteriori direttive UE, che l’Italia ha recepito attraverso due nuovi provvedimenti legislativi integrativi e modificativi della normativa esistente.

In primo luogo, il 12 aprile u.s. è entrato in vigore il nuovo decreto legislativo sui RAEE, che mira a semplificare la gestione e il corretto smaltimento dei rifiuti elettronici. Il successivo decreto Ministeriale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare n.126 del 24 aprile 2014, ha introdotto, invece, ulteriori novità in tema di SISTRI.

I due nuovi provvedimenti intervengono in un’ottica di semplificazione, migliore gestione, e attenzione per la salvaguardia e protezione dell’ambiente, in particolare con riferimento ad un rafforzamento della prevenzione in tema di produzione e pericolosità dei rifiuti, che deve essere affiancata alla differenziazione, al riciclo dei materiali e al recupero energetico di quelli non ulteriormente valorizzabili. Il tutto come suggerito, appunto, dalle linee guida dell’UE.

Come sopra già accennato, il decreto legislativo 14 Marzo 2014, n.49, è intervenuto in attuazione della direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). L’acronimo RAEE indica quel particolare tipo di rifiuti che consiste in qualunque apparecchiatura elettrica o elettronica, di cui il possessore intenda disfarsi, in quanto guasta, inutilizzata oppure obsoleta e, dunque, destinata all’abbandono.

La necessità di disciplinare ulteriormente le modalità di raccolta e gestione di questo tipo di rifiuti, deriva dalla presenza di sostanze considerate altamente tossiche al loro interno e dalla non biodegradabilità di tali apparecchi. Peraltro, la crescente diffusione di tali dispositivi determina un sempre maggior rischio di loro abbandono indiscriminato, con gravi conseguenze per il suolo, l’acqua e l’aria e quindi con pesanti ripercussioni sia per l’ambiente che per la salute degli individui.

L’art.1 del decreto prevede e riduce, anzitutto, gli impatti negativi derivanti dalla progettazione e dalla produzione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche e dalla produzione e gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, il tutto in una costruzione complessiva di riduzione degli impatti negativi e miglioramento dell’efficacia sull’uso delle risorse per conseguire obiettivi di sviluppo sostenibile.

Le nuove norme, in generale, mirano, infatti, a semplificare la gestione e il corretto smaltimento dei rifiuti elettronici, potenziando la filiera e coinvolgendo tutti gli attori, dai produttori ai consorzi di recupero, dai consumatori ai centri di monitoraggio governativi.

Le principali novità introdotte dal decreto sui RAEE possono essere sintetizzati come segue.

Si prevede l’istituzione di un Elenco, gestito da un Centro di Coordinamento, con iscrizione obbligatoria per tutti gli impianti di trattamento dei RAEE, che avrà il compito di rendere più efficace il monitoraggio dei flussi di rifiuti tecnologici. La nuova struttura del Centro di Coordinamento RAEE includerà due referenti di nomina ministeriale, per consolidare la collaborazione con gli organismi di controllo.

Vengono specificati, inoltre, i requisiti giuridici e operativi dei sistemi collettivi e chiarite le modalità di funzionamento dei sistemi individuali.

Il decreto contiene, inoltre, ambiziosi obiettivi per la raccolta e l’avvio al riciclo delle apparecchiature elettroniche ed elettriche: entro il 2019 il governo si prefigge, infatti, di riuscire a recuperare ben l’85 % dei RAEE prodotti in Italia dalle famiglie o comunque il 65 % di tutti i prodotti immessi sul mercato nazionale.

Una delle novità più significative introdotte dal decreto è certamente, poi, quella che riguarda l’inclusione dei pannelli fotovoltaici nei RAEE e l’estensione del campo di applicazione a ulteriori prodotti, ora esclusi dalla filiera, che entrerà in vigore nell’agosto 2018. A partire da quella data, pertanto, verranno considerati RAEE anche tutti gli altri apparecchi elettronici a fine vita che al momento, invece, restano esclusi e tutte le AEE (apparecchiature elettriche ed elettroniche), dovranno essere smaltite in base alle nuove norme.

A tal proposito, si segnala, anche, tra le novità introdotte, l’obbligo, in capo a chi vende prodotti tecnologici ed elettronici on-line, di garantire il ritiro dei RAEE ai propri clienti che acquistano un nuovo prodotto, offrendo loro la possibilità di consegnare l’apparecchiatura a fine vita in punti di raccolta messi a disposizione gratuitamente.

Il produttore, inoltre, potrà indicare l’eco-contributo sul prezzo di vendita del prodotto.

Nel decreto sono poi stati previste ulteriori misure di controllo, per arginare il fenomeno dello smaltimento improprio dei RAEE. In particolare, vengono imposti requisiti tecnici per le spedizioni transfrontaliere di AEE usate e ciò per evitare elusioni della normativa sulle spedizioni illegali dei rifiuti.

Inoltre, è previsto un sistema di pre-trattamento dei rifiuti da avviare al riciclo, regolamentato da un apposito decreto ad hoc. Nello specifico, vengono introdotte misure volte a incentivare la preparazione al riutilizzo dei prodotti nella fase che precede il riciclo, grazie anche all’introduzione di attori intermedi tra l’impianto di trattamento e la piazzola ecologica.

Il nuovo decreto legislativo 49/2014 ha portato novità importanti anche per il consumatore, in particolare con l’introduzione dell’1 contro 0. Grazie alla nuova legge, infatti, il consumatore potrà consegnare gratuitamente i RAEE di piccole dimensioni (per tali intendendosi i rifiuti tecnologici con dimensioni esterne non superiori a 25 cm), presso i punti vendita, senza alcun obbligo di acquisto preventivo. Il ritiro di questi rifiuti è obbligatorio per i punti vendita con superfici superiori a 400 mq e facoltativo per quelli più piccoli.

Invece, nel caso di acquisto di una nuova apparecchiatura in sostituzione di una equivalente non più funzionante, è possibile lasciare quella vecchia direttamente in negozio al momento dell’acquisto. Il conferimento è gratuito per il consumatore, semplicemente viene richiesta la compilazione di una scheda di consegna. Il ritiro gratuito è previsto anche con la consegna al domicilio della nuova apparecchiatura elettronica.

L’1 contro 0 aiuterà a semplificare la raccolta e il ritiro dei RAEE, agevolando i cittadini a tenere un comportamento virtuoso dal punto di vista ambientale e aumentando i tassi di raccolta.

Le norme introdotte dal decreto hanno provocato reazioni soddisfacenti da parte delle principali associazioni e consorzi interessati al tema dei RAEE.

In particolare l’ANIE di Confindustria, Federazione che rappresenta numerose industrie coinvolte nella filiera dei RAEE, esprime in una nota tutta la sua soddisfazione per il nuovo decreto: “Siamo soddisfatti del testo approvato perché sono state accolte le nostre principali istanze ed è stato riconosciuto il valore dell’attuale sistema nazionale che, tra non poche difficoltà ha comunque consentito al nostro Paese di raggiungere il target di raccolta di 4/kg abitante all’anno”.

Anche in occasione della giornata mondiale dell’Ambiente, celebrata lo scorso 5 giugno, nell’ambito delle azioni concrete che possono contribuire al miglioramento dell’ambiente, è stata rimarcata l’importanza di gestire correttamente i rifiuti elettronici, partendo da una loro corretta raccolta sino ad arrivare al trattamento e al recupero, il tutto con risparmio in termini di produzione energetica e minore inquinamento. E’ importante portare all’attenzione della pubblica opinione i RAEE, farli conoscere e fare comprendere che rappresentano una risorsa importante all’esito di un loro corretto riciclo. Infatti, ancora oggi, molto di essi sfuggono al circuito di gestione. Se guardiamo, ad esempio, soltanto ai piccoli elettrodomestici, meno del 20% viene raccolto correttamente. La parte restante finisce, con tutta probabilità, nella raccolta indifferenziata, se non addirittura convogliata, anche in maniera illegale, verso i paesi più poveri del terzo e quarto mondo.

Infatti, sono 49 milioni le tonnellate di RAEE prodotte nel mondo e 3.759 le isole ecologiche attrezzate per la raccolta differenziata degli stessi. Il Paese che produce il numero più rilevante di questi rifiuti sono gli Stati Uniti, con 9,4 milioni di tonnellate di rifiuti nel 2012 (circa 29,8 chilogrammi a persona). Seguono la Cina con 7,3 tonnellate e il Giappone con 2,7 tonnellate.

In Italia, secondo i dati del Rapporto di Sostenibilità di Ecodom, il Consorzio Italiano per il Recupero e Riciclaggio degli elettrodomestici, nel 2013 sono state smaltite 488 tonnellate di piccoli elettrodomestici, dispositivi elettronici e Pc, su un totale di 71 mila tonnellate di rifiuti elettronici smaltiti.

Siamo tutti tech – fan, innamorati dei gadget elettronici che ci semplificano la vita e pronti a disfarci del vecchio cellulare o lettore mp3 appena compare sul mercato un nuovo modello. L’auspicio del nuovo decreto legislativo 49/2014 è quello di sensibilizzare verso l’uso del riciclabile e, soprattutto quello di coinvolgere nel sistema virtuoso anche i piccoli consumatori (in particolare con l’introduzione della formula “uno contro zero” per il ritiro dei piccolissimi rifiuti elettronici).

In effetti, un quadro normativo così ampio e dettagliato non può che trovare largo consenso e fertile terreno di crescita e sviluppo per la salvaguardia e la tutela dell’ecosistema, con riflessi, sicuramente, positivi su tutto l’impatto ambientale.

Ulteriore novità normativa, di recente disposizione, è il Dm Ambiente 24 aprile 2014 che ha apportato modifiche in tema di SISTRI, rimodulando, da un lato, il novero dei soggetti obbligati ad utilizzarlo ed introducendo, dall’altro, nuove regole operative per il tracciamento di alcuni rifiuti. Interessati da queste ultime novità sono, in particolare, i produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi, i soggetti che operano nell’ambito del trasporto intermodale dei residui, i gestori di rifiuti urbani.

Il SISTRI, acronimo di “sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti”, è il nuovo sistema telematico di monitoraggio della gestione dei rifiuti (previsto dal Codice ambientale e provvedimenti satelliti) destinato a sostituire il tradizionale regime cartaceo di controllo costituito da registri di carico/scarico, formulari di trasporto, MUD. Di tale sistema si è ampiamente scritto e commentato.

Il SISTRI è il sistema volto al monitoraggio, alla classificazione e alla memorizzazione della produzione dei rifiuti ritenuti pericolosi sul territorio. In sostanza, la sua attivazione sostituirà, in un colpo, tutti i vari formulari di tipo cartaceo esistenti, che verranno fatti migrare interamente in formato digitale all’interno del SISTRI.

In buona sostanza, il Sistri obbliga i soggetti coinvolti nella filiera dei rifiuti a comunicare per via telematica ad un cervellone informatico gestito dallo Stato tutti i dati quantitativi dei rifiuti prodotti, detenuti, trasportati, smaltiti o sottoposti a trattamento di recupero.

Il nuovo “sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti” impone, altresì, di dotare i veicoli adibiti al trasporto dei rifiuti di impianti di tracciamento satellitare dei percorsi effettuati e di istallare negli impianti di trattamento dei rifiuti particolari sistemi di controllo elettronico per monitorare entrate ed uscite dei veicoli in parola.

Obbligati all’adesione saranno tutti i soggetti che, sul territorio nazionale, producono rifiuti pericolosi e non, e in particolare coloro che, in stato iniziale, provochino la creazione di materiali classificabili come rifiuti potenzialmente a rischio per la popolazione, sia ad ambito artigianale che industriale, che gli stessi trasportatori.

Dal 1° ottobre 2013 il SISTRI è operativo, secondo un articolato regime transitorio che va fino al 31 dicembre 2014, per gestori di rifiuti speciali pericolosi e nuovi produttori di rifiuti pericolosi. Dal successivo 3 marzo 2014 il SISTRI è operativo per i produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi, unitamente a comuni e imprese di trasporto dei rifiuti urbani del territorio della Regione Campania.

Il decreto ministeriale oggi in esame prevede deroghe all’obbligo di adozione SISTRI per i piccoli produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi, nuove regole semplificate per il trasporto intermodale, per la gestione dei rifiuti urbani nella Regione Campania e proroga del termine per il versamento del contributo 2014. Andiamo dunque ad esaminare le modifiche intervenute.

Per quanto riguarda i soggetti obbligati a tale registro, sono esclusi coloro che non stoccano i propri rifiuti e appartengano a imprese agricole con circuito di raccolta specifico, oppure a enti o imprese con meno di 10 dipendenti che producono rifiuti in maniera esclusiva da attività agricole, di demolizione o costruzione, lavorazioni industriali o artigianali, attività commerciali, di servizio o sanitarie.

Particolari disposizioni sono previste poi per la regione Campania. Infatti, tutti i comuni e le imprese di trasporto, gli enti e le imprese che pratichino la raccolta, il trasporto, il recupero o lo smaltimento dei rifiuti urbani della regione Campania, sono tenuti ad adottare ed aderire al SISTRI.

Il regime semplificato è previsto anche per gli operatori di trasporto intermodale di affidatari di rifiuti speciali pericolosi, nell’ambito di attività di carico e scarico di trasbordo, e di soste tecniche all’interno di porti, scali ferroviari, interporti, impianti di terminalizzazione e scali merci.

L’articolo 4, del decreto in questione, fissa gli oneri contributivi per il 2014: il contributo annuale va versato entro il 30 giugno e gli operatori devono poi comunicare gli estremi del pagamento attraverso l’area “gestione ambiente” del portale SISTRI.

L’articolo 6 stabilisce, inoltre, che gli obblighi di comunicazione al SISTRI devono essere assolti esclusivamente tramite i canali telematici indicati sul sito Sistri.it. In particolare, decorsi 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, andranno effettuate tramite il portale SISTRI le seguenti procedure: prima iscrizione, modifica anagrafica, pagamento, richiesta di conguaglio o risoluzione di criticità.

Questa ulteriore modifica al sistema SISTRI si inserisce nel più ampio quadro di innovazione e modernizzazione della Pubblica Amministrazione, per permettere l’informatizzazione dell’intera filiera dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani per la regione Campania.

Il sistema semplifica le procedure e gli adempimenti, riducendo i costi sostenuti dalle imprese e gestisce, in modo innovativo ed efficiente, un processo complesso e variegato con garanzie di maggiore trasparenza, conoscenza e prevenzione dell’illegalità.

La lotta all’illegalità, nel settore dei rifiuti speciali, costituisce una priorità per contrastare il proliferare di azioni e comportamenti non conformi alle regole esistenti e, in particolare, per mettere ordine a un sistema di rilevazione dei dati, anche al fine di facilitare i compiti affidati alle società di controllo.

Nell’ottica di controllare, in modo più puntuale, la movimentazione dei rifiuti speciali lungo tutta la filiera, viene pienamente ricondotto nel SISTRI il trasporto intermodale e posta particolare attenzione alla fase finale di smaltimento dei rifiuti, con l’utilizzo di sistemi elettronici in grado di dare visibilità al flusso in entrata ed in uscita degli autoveicoli nelle discariche.

Secondo le aspettative del legislatore il SISTRI dovrebbe rappresentare lo strumento ottimale per garantire un maggior controllo della movimentazione dei rifiuti speciali.

Attraverso il sistema si intende dare, inoltre, un segnale forte di cambiamento nel modo di gestire il sistema informativo sulla movimentazione dei rifiuti speciali. Da un sistema cartaceo – imperniato sui tre documenti costituiti dal Formulario di identificazione dei rifiuti, Registro di carico e scarico, Modello unico di dichiarazione ambientale (MUD) – si passa a soluzioni tecnologiche avanzate in grado, da un lato, di semplificare le procedure e gli adempimenti con una riduzione dei costi sostenuti dalle imprese e, dall’altro, di gestire in modo innovativo e più efficiente, e in tempo reale, un processo complesso e variegato che comprende tutta la filiera dei rifiuti, con garanzie di maggiore trasparenza e conoscenza.

L’iniziativa si inserisce, peraltro, anche nell’ambito dell’azione di politica economica che, da tempo, il legislatore cerca di portare avanti nel campo della semplificazione normativa, di una migliore efficienza della P.A. e della riduzione degli oneri amministrativi gravanti sulle imprese.

I vantaggi derivanti dall’applicazione del SISTRI dovrebbero, quindi, essere molteplici in termini di legalità, prevenzione, trasparenza, efficienza, semplificazione normativa, modernizzazione.

Si attendono benefici anche sul sistema delle imprese. Una più corretta gestione dei rifiuti porterebbe, infatti, vantaggi sia in termini di riduzione del danno ambientale, sia di eliminazione di forme di concorrenza sleale, con un impatto positivo per tutte quelle imprese che, pur sopportando costi maggiori, operano nel rispetto delle regole.

Attendiamo i futuri e definitivi sviluppi di un progetto sicuramente ambizioso, seppure complesso.